Introduzione:
si offre una breve esemplificazione sul potenziamento della spinta degli
attuali prototipi PNN attraverso l’aumento delle frequenze attualmente in uso e
conseguentemente la loro trasformazione
e compattazione in molti microcircuiti . Si evidenzia la possibilità teorica di
passare a una spinta di oltre 6 tonnellate con 25 kw di potenza utilizzata.
Dati due dipoli a mezza onda situati , di lunghezza d’onda pari a lambda, sui lati opposti come da configurazione di SC23 descritta a pag.5 del n.77 vol.18 1998 di Nova Astronautica . Il sistema è in pratica a un rettangolo aventi due lati opposti pari a s/2 = lambda/2 dove sono situati i due dipoli e due lati opposti lunghi s/4 = lambda/4 come da fig.1.
Posto lambda/2=l a 500 Mhz l = 30 cm . Per cui il sistema è un rettangolo di dimensioni 30 x 15 cm.
La
forza tra i dipoli vale ilB , dove i è la corrente circolante e B l’intensità
di campo magnetico.
Se
frammentiamo il dipolo lungo l in n parti uguali ovvero n dipoli lunghi
lambda/2 la frequenza necessaria aumenterà di un fattore n. E identicamente i
dipoli saranno più vicini di un fattore pari a l/2n.
In
fig.2 il dipolo è ad esempio frammentato in 4 dipoli sempre lunghi in totale l
= 30 cm.
Se
nel dipolo lungo 30 cm la corrente vale i , per ciascuno degli gli n dipoli reciprocamente affacciati e
collegati in parallelo la corrente vale i/n.
Il
campo magnetico diminuisce di un fattore n per il set di n dipoli essendo
diminuita la corrente .
Ma
il ravvicinamento dei dipoli comporta un aumento di n volte dello stesso, per
cui in generale il campo magnetico si mantiene costante.
La
forza sull’ennesimo dipolo vale pertanto:
Fn= (i/n)
(l/n) B
Per
tutti gli n dipoli in totale lunghi l
sarà :
Ftot = i l B/n
Il
consumo energetico di n dipoli sarà
E = n (R/n) (i/n)2 = (Ri2)/n2
Se
usassimo n2 dipoli invece di n dipoli avrei la stessa spinta e un consumo energetico ridotto di n volte
In
conclusione l’impulso specifico aumenterebbe di n volte a parità di potenza
impiegata.
A
300 GHz la lunghezza d’onda è pari a 1 mm i dipoli sono lunghi 0.5 mm e distano
tra loro 0.25 mm. Occuperebbero un’area pari a 0.125 mm^2.
In un cm^2 ne sarebbero contenuti ipoteticamente 800.
Ora ammettiamo che in un cm2 per le tolleranze
reciproche (necessaria per i
collegamenti , i singoli circuiti e le configurazioni operative) sia possibile
alloggiarne solo 100 in orizzontale opportunamente distanziati e 10 strati di
100 dipoli dallo spessore di 1mm in verticale.
L’aumento insieme alla microriduzione dei dipoli ( e di tutti circuiti inerenti ) non comporterebbe un sostanziale aumento della loro massa totale rispetto al dipolo iniziale più grande a 500 MHz.
Si
otterrebbe che in un cubo di un cm3
potrebbero essere contenuti 1000 dipoli a 300 GHz.
Ammettiamo che questo “alveare di dipoli” sia mantenuto insieme da
materiali isolanti dielettrici e magnetici che ne rendano solida e compatta la
forma insieme alla gestione dell’alimentazione elettrica e alla necessaria e indispensabile
elettronica accessoria .
Ferriti e i dielettrici interposti opportunamente in tale alveare
assicurerebbero inoltre il potenziamento dei campi e.m. e delle correnti nei
dipoli che inevitabilmente ne potenzierebbe la spinta.
Si potrebbe costruire una “lastra propulsiva” di superfice pari a 1m2 spessa un cm e avente 10 milioni di dipoli!
Una certa distanza dei dipoli si rende necessaria pure
per attuare una dissipazione termica su una faccia del cubetto di lato 1 cm .
L’utilizzazioine di materiali semiconduttori di tipo
N e P insieme alle ferriti e ai dielettrici permetterebbe con opportuna
dislocazione di struttuare il sistema anche come un insieme di celle di Peltier ai fini del raffreddamento della paratia
interna rispetto a quella esterna dell’astronave.
Si potrebbero fare pertanto dei sistemi di propulsione PNN
ASSAI RIDOTTI in cui le lastre
propulsive PNN (suddivisibili ad libitum) formerebbero la paratie stesse
dell’astronave che quindi conterrebbero milioni di dipoli.
Valutazioni
quantitative sulla spinta inerenti all’attuale stato dell’arte.
Poiché
la frequenza operativa del nostro TdS1 illustrato nel n.95 di Nova Astronautica
è attorno ai 500 MHz , lungo i 30 cm del dipolo di fig.1 ne potrebbero
alloggiare circa 600.
Sopra
si è accennato al fatto che con l’aumentare di n volte la frequenza rispetto ai
500 MHz ovvero usando n2
dipoli invece di n dipoli avrei la
stessa spinta e un consumo energetico ridotto di n volte.
Il che in pratica vuol dire che a parità di potenza
impiegata la spinta aumenta proporzionalmente con la frequenza.
In
dettaglio questo si avrebbe con 360000 dipoli a 300 GHz occupanti circa 360 cm2
di superficie ovvero un
parallelepipedo con la base a forma di quadrato di lato circa 19 cm alto un cm.
Grossomodo la superfice e il volume di una mattonella.
La
spinta massima del TdS1 Thruster verrebbe potenziata di 600 volte ,ovvero
passerebbe da circa 45 microNewton per watt a 2,7 milliNewton per watt.
Il
che significa che con 1 Kwatt si avrebbe una spinta di circa 2,7 Newton per
360000 dipoli a 300 GHz in una sola mattonella.
Poiché
la forza è proporzionale al prodotto di della corrente per l’intensità del campo
magnetico una riduzione dell’impedenza dei dipoli di un fattore 10
comporterebbe un aumento della corrente i nei bracci di un fattore 10 , insieme
all’aumento del campo magnetico B di un identico fattore (con opportuni
dielettrici e ferriti composte ad esempio da terre rare come ittrio ,
itterbio…..) .
Il
tutto si potenzierebbe pertanto di un fattore 100.
Ovvero si passarebbe da 2,7 a 270 Newton di spinta ovvero a circa 27,5 Kg di spinta per
mattonella.
Di tali mattonelle ne potrebbero alloggiare comodamente 25
per m2 e quindi alimentate con 25 kwatt offrirebbero in totale una
spinta di 687,5 kg .
Se invece l’abbassamento di impedenza fosse in grado di
aumentare a parità di potenza la corrente e il campo magnetico di 30 volte la
spinta passerebbe a 6187,5 kg ovvero a oltre 6 tonnellate per m2.
La
possibilità di raggiungere elevate
spinte lavorando solo sull’abbassamento di impedenza con soli 25 kw
implica la possibilità di utilizzare come sorgente primaria un reattore
nucleare e al limite di abbassare l’alimentazione elettrica per m2
ovvero distribuire i dipoli con minore densità per ogni mattonella o lastra.
Il
motore dell’astronave sarebbe pertanto contenuto nello spessore della suo
involucro e sarebbe formato da milioni di chip di micro dipoli PNN a semionda
saldati con ferriti e dielettrici.
L’unica
cosa che apparirebbe al suo interno sarebbe il sistema di comando e controllo e
il generatore di energia elettrica.
E
quando sarebbe in funzione l’astronave necessariamente brillerebbe come una piccola
stella…….
E
assomiglierebbe purtroppo a qualcosa di cui non sta affatto bene parlare
ufficialmente perchè si passerebbe da semplici e opinabili mattonelle a una
vera e propria “mattonata”.
L’essenza di questa sintetica digressione è che si apre la
finestra su come moltiplicare in maniera consistente l’attuale spinta dei
prototipi PNN per farli passare dalla attuale capacità di competere con la
propulsione ionica a quella con la propulsione missilistica di tipo chimico .